sabato 15 dicembre 2012
DALL'ATTUALITA' AL FANTASY: UN PROGETTO ALIENISTA.
La nuova collezione di tele dell'artista Giorgio De Cesario percorre un interessante itinerario tra i vari fatti di cronaca tanto pubblicizzati dai mass media in questi ultimi mesi. Molti "disegnatori" del passato avevano illustrato con le loro immagini gli avvenimenti più eclatanti della loro contemporaneità, soprattutto in tempi della storia in cui la mancanza dei più elementari mezzi di comunicazione lasciavano ampio spazio alla creatività di questi "disegnatori", molto spesso artisti anonimi o noti solo agli addetti ai lavori. Come dimenticare, a questo proposito, i graffiti degli uomini primitivi, oppure le copertine illustrate della "Domenica del Corriere" in tempi più recenti? Oggi computer, televisione, macchina fotografica, videocamera ecc. diffondono immagini ogni momento del giorno e della notte ed in ogni angolo del nostro villaggio globale, tanto che alcune di queste immagini diventano molto spesso "icone" di un avvenimento. Ed è proprio partendo da queste icone che Giorgio De Cesario ha iniziato il suo percorso. La novità consiste nella trasfigurazione di queste immagini-simbolo, non una semplice riproduzione grafico-pittorica ma una reinterpretazione di tutti i dettagli, una rielaborazione fantastica tramite colore ed effetti cromatici. Ecco quindi spiegato il titolo di questa collezione: dall'attualità al fantasy. Il fantasy è un genere letterario che si è sviluppato a partire dalla seconda metà del XIX secolo e i suoi elementi dominanti sono il mito, il soprannaturale, l'immaginazione, l'allegoria, la metafora, il simbolo e il surreale.In questo filone rientrano quelle storie di letteratura fantastica dove viene a mancare qualunque spiegazione scientifica del misterioso e del sorprendente. Dalla letteratura il fantasy si è presto esteso ai mass media, soprattutto al cinema, alla televisione, ai fumetti e, in particolare, ai videogiochi. E' quindi dalla simbiosi e dalla osmosi di questi due mondi, la realtà dell'attuale e l'irrealtà del fantastico, che nascono le nuove opere di Giorgio De Cesario. Non mancano, comunque, tutti gli elementi che da sempre hanno caratterizzato la sua produzione: la sua tecnica inconfondibile dei volti in argilla in rilievo sulla tela, orecchini veri sui lobi dei personaggi femminili, intrecci di colori fortemente vivaci sia nello sfondo che nella rappresentazione dei dettagli.Il tutto attira ancora una volta lo sguardo di chi osserva, trasportandolo sì in un mondo fantastico, ma, nello stesso tempo, portandolo a riflettere su quello che è il mondo di oggi: uno scenario drammatico dove disagio mentale, superstizione, superficialità e ignoranza provocano tragedie inenarrabili. L'artista, uno dei fondatori dell' "alienismo", nuovo movimento artistico-culturale presentato a Roma nel febbraio 2012, intende quindi riallacciarsi ai principi di tale movimento, offrendo ai suoi estimatori una nuova lettura della realtà contemporanea: superarela drammaticità del contingente per ritrovare speranza e ottimismo, suggerire nuovi spazi alla fantasia per ridare respiro alla creatività, proporre al mondo nuovi colori per vivacizzare le varie tonalità di grigio della vita quotidiana.
La Farfallina
Opera giocosa, allegra e ricca di piacevoli effetti cromatici. Si rifà al famoso episodio di Belen Rodriguez che scandalizzò il pubblico del Festival di Sanremo 2012 apparendo sul palcoscenico con un profondo spacco laterale ed esibendo così il tatuaggio di una farfallina nelle parti quasi intime. Il pubblico maschile apprezzò, come si può ben capire dai personaggi che la circondano, visibilmente presi da questa inaspettata visione. Il tema trattato è quindi la superficialità del mondo moderno e la strumentalizzazione dell'accaduto da parte dei mass media. L'osservatore è colpito dall'ironia dell'artista, messa in evidenza dalle espressioni libidinose dei personaggi maschili, e dal suo tocco romantico, rivelato dallo sciame di farfalline dai tanti colori.
La Donna con le Valigie
Quest'opera non si rifà ad un avvenimento preciso ma ad una serie di fatti di cronaca, cioè a quelle donne che, stanche e depresse oppure allettate dal miraggio di una vita migliore, abbandonano la famiglia per non dare più notizie di sè. Scomparse misteriose che alcune volte si concludono tragicamente, altre invece non si concludono affatto e lasciano presagire la volontà di cambiare vita. Le valigie sono piene soprattutto di sogni che tante donne di oggi vorrebbero realizzare, deluse ed amareggiate da una vita piatta e monotona che non le soddisfa, nonostante, talvolta, le apparenze siano ben diverse. Sullo sfondo stanno a guardare la famiglia e gli amici, coprotagonisti inconsapevoli di questa vita noiosa. Anche qui la drammaticità del tema è alleggerita dai numerosi effetti cromatici che lasciano indovinare un atteggiamento ottimistico da parte dell'artista: forse famiglia ed amici stanno solo aspettando il suo ritorno, forse quelle valigie sono troppo pesanti, perchè il loro contenuto non è formato da sogni, ma da pietre che lei stessa ha voluto depositare nel suo cuore. In fin dei conti basta rimuoverle, e la vita tornerà a sorridere.
L'Ultimo Tango
Un uomo in tuta mimetica che balla con una donna molto elegante lungo un tortuoso sentiero di campagna e alcune soldatesse sullo sfondo, anche loro in divisa militare, che guardano questa coppia mentre volteggia in armoniosi passi di danza. Ma è la danza della morte: l'uomo è Parolisi e la donna è sua moglie Melania. L'argomento di quest'opera è quindi il famoso fatto di cronaca nera che tutti conosciamo. L'artista però ha voluto rendere romantico l'ultimo incontro tra marito e moglie, ha voluto trasfigurarlo in un tango passionale, nonostante i macabri dettagli propagandati dai mass media. Un'altra presenza importante in questa fantastica interpretazione dei fatti è la natura. Anche lei sta a guardare, muta. Un bosco fitto e misterioso che conosce tanti segreti, silenzioso testimone di sordidi traffici. Ma è primavera, le sue foglie stanno rinverdendo e il colore della speranza sembra accogliere Melania tra le sue braccia.
La Madonna del Giglio
Subito si indovina il fatto di cronaca che ha ispirato quest'opera: la Costa Concordia che interrompe bruscamente la sua navigazione nei pressi dell'Isola del Giglio. L'artista però non vuole soffermarsi sulle vittime della disgrazia che sembrano essere state inghiottite dalle fitte tenebre dello sfondo, ma sul miracolo compiuto dalla Dama in Rosso che volteggia elegantissima sul relitto. I fiori che ostenta tra le mani sono forse per coloro che non ci sono più, ma la sua danza purificatrice ha salvato migliaia di persone. E' lei la Madonna del Giglio, una presenza che comunque aleggia festosa, simbolo di Provvidenza e Bellezza, nonostante la tragicità dell'evento. Su uno scoglio, attonito e incapace di consapevolezza, siede l'ormai celebre Capitano Schettino. Guarda e non agisce. L'azione non lo riguarda. E' finita l'epoca di Kipling e dei suoi "Capitani Coraggiosi". Il mondo di oggi mistifica tutto ed insegna a non agire, restare inerti è più rassicurante. Schettino sembra aver imparato questa lezione e guarda la Dama in Rosso, anche lui ha bisogno di essere salvato.
Una Vita Spezzata
Yara Gambirasio, ginnasta e fanciulla dai mille sogni, tutti infranti da una fine tragica. Il rosa della sua maglietta e l'azzurro delle sue scarpette si contrappongono al buio tetro dello sfondo. Colori vivaci che sono il simbolo della gioiosità della sua vita, come lo stesso cappuccetto rosso della fanciulla della famosa fiaba. Un lupo famelico ha insidiato le loro giovani vite, ma mentre Cappuccetto Rosso vive la sua favola e alla fine risorge dalle viscere del lupo, Yara purtroppo no. Lei non vive una favola, ma una triste realtà metropolitana, dove i lupi sono veri, si nascondono, si camuffano e afferrano le prede nel buio. Infatti in un angolo, in lontananza nelle tenebre, si intravede una presenza minacciosa ed inquietante che spia la grazia di questa adolescente ingenua ed appassionata.
La Rinascita Maya
Basta con previsioni catastrofiche e appuntamenti con la morte, smettiamola di credere a simboli oscuri e casualità del tutto fortuite, e trasformiamo il prossimo 21 dicembre 2012 nella giornata della rinascita: sembra essere questo l'ottimistico messaggio dell'artista. Non più tetri presagi di fine del mondo, ma la valorizzazione dello spirito dell'uomo tramite la meditazione. Ed è questo infatti quello che stanno facendo i personaggi del dipinto: in posizione yoga, circondati da simboli e architetture maya, in mezzo ad erba rugiadosa e sovrastati da un cielo policromo, essi meditano e non trasmettono più la tristezza di chi aspetta la fine, ma la saggezza e la serenità di chi ha fiducia nella sua capacità di rinascita interiore. L'uomo moderno ha perso di vista la fiducia in se stesso, una cappa di piombo viene inculcata dai mass media e da certe forme di potere occulto per rendere gli utenti un esercito di non-pensanti. E' necessario liberarsi da questi vincoli tentacolari e ritornare alla natura, portare l'uomo al centro dell'universo e guidarlo verso un nuovo rinascimento.
Fiore Reciso
Si tratta di un'opera altamente simbolica, quasi naif nella semplicità degli elementi che lo compongono. Il fiore reciso nel sangue rappresenta la vita interrotta di Melissa Bassi, studentessa a Brindisi; i libri in aria sono simbolo del mondo della scuola, sconvolto dall'esplosione; l'individuo in giacca nera è il folle che ha provocato tutto ciò, una figura indistinta che si muove di soppiatto nei fotogrammi di una telecamera, come più volte hanno fatto vedere i mass media. Nonostante la drammaticità dell'evento, l'artista riesce a trasmettere poesia ed ottimismo tramite l'uso dei colori e la romantica immagine del fiore reciso.
Caecus Caeco Dux
Il titolo dell'opera ricorda la famosa affermazione di Erasmo da Rotterdam ed è, nello stesso tempo, un popolare proverbio fiammingo. Infatti il soggetto della tela ricorda il celebre dipinto di Pieter Bruegel, "La Parabola dei Ciechi", custodito nelle Gallerie Nazionali di Capodimonte. L'artista ha però reinterpretato l'opera di Bruegel: i ciechi bruegeliani hanno perso i loro paludamenti cinquecenteschi e sono nudi, con le forme tipiche dei corpi di De Cesario, e il paesaggio del pittore fiammingo è stato trasformato in maniera radicale, diventando mare e cielo con varie sfumature di azzurro. All'orizzonte si distingue chiaramente il contorno dell'Italia, paese che, nonostante il suo glorioso passato, sta lentamente affondando in un mare di guai. E' proprio questo il legame con l'attualità: i ciechi rappresentano gli italiani con la loro "cecità" spirituale, sul punto di cadere nel fosso di un destino infelice, come indicano chiaramente gli avvenimenti più recenti della politica. Una nazione che è sempre stata simbolo della Cultura e della Bellezza, ma che ora è in pieno declino. L'artista vuole quindi, con questo dipinto, lanciare un messaggio catartico. Gli Italiani devono liberarsi dai vincoli di un destino segnato, imposto dal potere, devono ritrovare la luce delle menti e del cuore per tornare ad essere faro di Bellezza in tutto il mondo come lo sono stati nel Rinascimento e in altri periodi della loro storia.Nel corso del Risorgimento hanno dovuto liberarsi dello straniero invasore, oggi devono sbarazzarsi dell'ingombrante fardello di una monotona vita quotidiana regolata dalle leggi occultamente imposte dai mass media e da chi li gestisce. " Se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadranno nella fossa", dice il Vangelo secondo San Matteo, se i ciechi ad essere guidati sono di più, la caduta sarà ancora più rovinosa. Tutto ciò può essere evitato, l'Italia deve Risorgere o Rinascere.
La Sposa Lasciata
E' una scultura impreziosita da colori vivaci e forme procaci che, già a prima vista, richiama alla mente la mediterraneità di certe figure femminili legate alla tradizione. E' il titolo, poi, che ci fa comprendere il significato simbolico dell'opera. Si riferisce infatti, in senso lato, all'attuale perdita dei valori umani ed etici che caratterizza il mondo occidentale. Più in particolare, invece, l'opera intende denunciare la crisi del matrimonio, della famiglia e l'aumento di separazioni e divorzi. In questo caso quindi il riferimento non è ad uno specifico fatto di cronaca ma ad una tendenza della società moderna: la donna non è più solo moglie e madre, tanti altri ruoli si accavallano e si aggrovigliano nel suo cervello come sembrano indicare le spire del suo copricapo, che diventa una specie di manifestazione esterna di quello che si svolge nella sua mente. La conseguenza di tutto ciò sono le "spose lasciate", coloro che, nonostante il sovrumano impegno nela vita quotidiana, falliscono nella "gestione" della propria vita privata.
www.giorgiodecesario.it
La Farfallina
Opera giocosa, allegra e ricca di piacevoli effetti cromatici. Si rifà al famoso episodio di Belen Rodriguez che scandalizzò il pubblico del Festival di Sanremo 2012 apparendo sul palcoscenico con un profondo spacco laterale ed esibendo così il tatuaggio di una farfallina nelle parti quasi intime. Il pubblico maschile apprezzò, come si può ben capire dai personaggi che la circondano, visibilmente presi da questa inaspettata visione. Il tema trattato è quindi la superficialità del mondo moderno e la strumentalizzazione dell'accaduto da parte dei mass media. L'osservatore è colpito dall'ironia dell'artista, messa in evidenza dalle espressioni libidinose dei personaggi maschili, e dal suo tocco romantico, rivelato dallo sciame di farfalline dai tanti colori.
La Donna con le Valigie
Quest'opera non si rifà ad un avvenimento preciso ma ad una serie di fatti di cronaca, cioè a quelle donne che, stanche e depresse oppure allettate dal miraggio di una vita migliore, abbandonano la famiglia per non dare più notizie di sè. Scomparse misteriose che alcune volte si concludono tragicamente, altre invece non si concludono affatto e lasciano presagire la volontà di cambiare vita. Le valigie sono piene soprattutto di sogni che tante donne di oggi vorrebbero realizzare, deluse ed amareggiate da una vita piatta e monotona che non le soddisfa, nonostante, talvolta, le apparenze siano ben diverse. Sullo sfondo stanno a guardare la famiglia e gli amici, coprotagonisti inconsapevoli di questa vita noiosa. Anche qui la drammaticità del tema è alleggerita dai numerosi effetti cromatici che lasciano indovinare un atteggiamento ottimistico da parte dell'artista: forse famiglia ed amici stanno solo aspettando il suo ritorno, forse quelle valigie sono troppo pesanti, perchè il loro contenuto non è formato da sogni, ma da pietre che lei stessa ha voluto depositare nel suo cuore. In fin dei conti basta rimuoverle, e la vita tornerà a sorridere.
L'Ultimo Tango
Un uomo in tuta mimetica che balla con una donna molto elegante lungo un tortuoso sentiero di campagna e alcune soldatesse sullo sfondo, anche loro in divisa militare, che guardano questa coppia mentre volteggia in armoniosi passi di danza. Ma è la danza della morte: l'uomo è Parolisi e la donna è sua moglie Melania. L'argomento di quest'opera è quindi il famoso fatto di cronaca nera che tutti conosciamo. L'artista però ha voluto rendere romantico l'ultimo incontro tra marito e moglie, ha voluto trasfigurarlo in un tango passionale, nonostante i macabri dettagli propagandati dai mass media. Un'altra presenza importante in questa fantastica interpretazione dei fatti è la natura. Anche lei sta a guardare, muta. Un bosco fitto e misterioso che conosce tanti segreti, silenzioso testimone di sordidi traffici. Ma è primavera, le sue foglie stanno rinverdendo e il colore della speranza sembra accogliere Melania tra le sue braccia.
La Madonna del Giglio
Subito si indovina il fatto di cronaca che ha ispirato quest'opera: la Costa Concordia che interrompe bruscamente la sua navigazione nei pressi dell'Isola del Giglio. L'artista però non vuole soffermarsi sulle vittime della disgrazia che sembrano essere state inghiottite dalle fitte tenebre dello sfondo, ma sul miracolo compiuto dalla Dama in Rosso che volteggia elegantissima sul relitto. I fiori che ostenta tra le mani sono forse per coloro che non ci sono più, ma la sua danza purificatrice ha salvato migliaia di persone. E' lei la Madonna del Giglio, una presenza che comunque aleggia festosa, simbolo di Provvidenza e Bellezza, nonostante la tragicità dell'evento. Su uno scoglio, attonito e incapace di consapevolezza, siede l'ormai celebre Capitano Schettino. Guarda e non agisce. L'azione non lo riguarda. E' finita l'epoca di Kipling e dei suoi "Capitani Coraggiosi". Il mondo di oggi mistifica tutto ed insegna a non agire, restare inerti è più rassicurante. Schettino sembra aver imparato questa lezione e guarda la Dama in Rosso, anche lui ha bisogno di essere salvato.
Una Vita Spezzata
Yara Gambirasio, ginnasta e fanciulla dai mille sogni, tutti infranti da una fine tragica. Il rosa della sua maglietta e l'azzurro delle sue scarpette si contrappongono al buio tetro dello sfondo. Colori vivaci che sono il simbolo della gioiosità della sua vita, come lo stesso cappuccetto rosso della fanciulla della famosa fiaba. Un lupo famelico ha insidiato le loro giovani vite, ma mentre Cappuccetto Rosso vive la sua favola e alla fine risorge dalle viscere del lupo, Yara purtroppo no. Lei non vive una favola, ma una triste realtà metropolitana, dove i lupi sono veri, si nascondono, si camuffano e afferrano le prede nel buio. Infatti in un angolo, in lontananza nelle tenebre, si intravede una presenza minacciosa ed inquietante che spia la grazia di questa adolescente ingenua ed appassionata.
La Rinascita Maya
Basta con previsioni catastrofiche e appuntamenti con la morte, smettiamola di credere a simboli oscuri e casualità del tutto fortuite, e trasformiamo il prossimo 21 dicembre 2012 nella giornata della rinascita: sembra essere questo l'ottimistico messaggio dell'artista. Non più tetri presagi di fine del mondo, ma la valorizzazione dello spirito dell'uomo tramite la meditazione. Ed è questo infatti quello che stanno facendo i personaggi del dipinto: in posizione yoga, circondati da simboli e architetture maya, in mezzo ad erba rugiadosa e sovrastati da un cielo policromo, essi meditano e non trasmettono più la tristezza di chi aspetta la fine, ma la saggezza e la serenità di chi ha fiducia nella sua capacità di rinascita interiore. L'uomo moderno ha perso di vista la fiducia in se stesso, una cappa di piombo viene inculcata dai mass media e da certe forme di potere occulto per rendere gli utenti un esercito di non-pensanti. E' necessario liberarsi da questi vincoli tentacolari e ritornare alla natura, portare l'uomo al centro dell'universo e guidarlo verso un nuovo rinascimento.
Fiore Reciso
Si tratta di un'opera altamente simbolica, quasi naif nella semplicità degli elementi che lo compongono. Il fiore reciso nel sangue rappresenta la vita interrotta di Melissa Bassi, studentessa a Brindisi; i libri in aria sono simbolo del mondo della scuola, sconvolto dall'esplosione; l'individuo in giacca nera è il folle che ha provocato tutto ciò, una figura indistinta che si muove di soppiatto nei fotogrammi di una telecamera, come più volte hanno fatto vedere i mass media. Nonostante la drammaticità dell'evento, l'artista riesce a trasmettere poesia ed ottimismo tramite l'uso dei colori e la romantica immagine del fiore reciso.
Caecus Caeco Dux
Il titolo dell'opera ricorda la famosa affermazione di Erasmo da Rotterdam ed è, nello stesso tempo, un popolare proverbio fiammingo. Infatti il soggetto della tela ricorda il celebre dipinto di Pieter Bruegel, "La Parabola dei Ciechi", custodito nelle Gallerie Nazionali di Capodimonte. L'artista ha però reinterpretato l'opera di Bruegel: i ciechi bruegeliani hanno perso i loro paludamenti cinquecenteschi e sono nudi, con le forme tipiche dei corpi di De Cesario, e il paesaggio del pittore fiammingo è stato trasformato in maniera radicale, diventando mare e cielo con varie sfumature di azzurro. All'orizzonte si distingue chiaramente il contorno dell'Italia, paese che, nonostante il suo glorioso passato, sta lentamente affondando in un mare di guai. E' proprio questo il legame con l'attualità: i ciechi rappresentano gli italiani con la loro "cecità" spirituale, sul punto di cadere nel fosso di un destino infelice, come indicano chiaramente gli avvenimenti più recenti della politica. Una nazione che è sempre stata simbolo della Cultura e della Bellezza, ma che ora è in pieno declino. L'artista vuole quindi, con questo dipinto, lanciare un messaggio catartico. Gli Italiani devono liberarsi dai vincoli di un destino segnato, imposto dal potere, devono ritrovare la luce delle menti e del cuore per tornare ad essere faro di Bellezza in tutto il mondo come lo sono stati nel Rinascimento e in altri periodi della loro storia.Nel corso del Risorgimento hanno dovuto liberarsi dello straniero invasore, oggi devono sbarazzarsi dell'ingombrante fardello di una monotona vita quotidiana regolata dalle leggi occultamente imposte dai mass media e da chi li gestisce. " Se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadranno nella fossa", dice il Vangelo secondo San Matteo, se i ciechi ad essere guidati sono di più, la caduta sarà ancora più rovinosa. Tutto ciò può essere evitato, l'Italia deve Risorgere o Rinascere.
La Sposa Lasciata
E' una scultura impreziosita da colori vivaci e forme procaci che, già a prima vista, richiama alla mente la mediterraneità di certe figure femminili legate alla tradizione. E' il titolo, poi, che ci fa comprendere il significato simbolico dell'opera. Si riferisce infatti, in senso lato, all'attuale perdita dei valori umani ed etici che caratterizza il mondo occidentale. Più in particolare, invece, l'opera intende denunciare la crisi del matrimonio, della famiglia e l'aumento di separazioni e divorzi. In questo caso quindi il riferimento non è ad uno specifico fatto di cronaca ma ad una tendenza della società moderna: la donna non è più solo moglie e madre, tanti altri ruoli si accavallano e si aggrovigliano nel suo cervello come sembrano indicare le spire del suo copricapo, che diventa una specie di manifestazione esterna di quello che si svolge nella sua mente. La conseguenza di tutto ciò sono le "spose lasciate", coloro che, nonostante il sovrumano impegno nela vita quotidiana, falliscono nella "gestione" della propria vita privata.
www.giorgiodecesario.it
giovedì 1 marzo 2012
BURQA: IDENTITA' ALIENATE E NASCOSTE, MOSTRA PERSONALE DI GIORGIO DE CESARIO

Titolo dell'evento: BURQA: IDENTITA' ALIENATE E NASCOSTE, MOSTRA PERSONALE DI GIORGIO DE CESARIO
A cura: MARIA CRISTINA MARITATI
Mostra personale di: GIORGIO DE CESARIO www.giorgiodecesario.it
Luogo dell'evento: LA CASA DEGLI ARTISTI via Lepanto, 1 GALLIPOLI (LE) Italia
Inaugurazione: SABATO 3 MARZO 2012 ORE 16,30
Durata: DA SABATO 3 A SABATO 31 MARZO 2012
Apertura al pubblico: TUTTI I GIORNI DALLE ORE 16,30 ALLE 20,00
Ingresso: LIBERO E GRATUITO
Comunicato stampa:
BURQA:IDENTITA'ALIENATE E NASCOSTE, MOSTRA PERSONALE DI GIORGIO DE CESARIO
In contemporanea con gli incontri celebrativi dell'8 marzo, organizzati dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gallipoli, Giorgio De Cesario
presenta una mostra dei suoi ultimi lavori dal titolo "Burqa: identità alienate e nascoste".
Già questo titolo presenta un chiaro riferimento al movimento alienista, di cui De Cesario è cofondatore, nato ufficialmente il 12/02/2012
in una Roma innevata e nella sede della Società Umanitaria.
Tutti conosciamo burqa e chador, niqab e hijab, tipici paludamenti del mondo femminile islamico, indossati talvolta con convinzione, talvolta per dovere.
Ciò nonostante, le donne dell'Islam conservano il loro fascino. Un fascino percettibile dallo sguardo che spesso si intravede dalle fessure all'altezza degli occhi.
E' proprio questo fascino che De Cesario vuole sottolineare nelle sue tele: sguardi vividi e vivaci che si insinuano per irretire chi guarda.
Nonostante veli e velature, gli occhi di una donna rivelano sempre il suo mondo interiore fatto di sentimenti e sofferenza, di consapevolezza e identità.
Le donne islamiche di oggi infatti, pur conservando in molte circostanze l'abbigliamento delle loro antenate, hanno superato molti tabù del passato
ed hanno imparato ad "alienare" agli altri le proprie emozioni, trasformando i propri veli in un simbolo di libertà.
Maria Cristina Maritati
Calendario degli incontri organizzati dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Gallipoli presso La Casa degli Artisti:
NOI DONNE: CHI SIAMO-RIFLESSIONI AL FEMMINILE sabato 3 marzo 2012 dalle ore 16,30 alle ore 18,30.
QUANDO LE COSE NON VANNO COME VORREMMO sabato 17 marzo 2012 dalle ore 16,30 alle ore 18,30.
QUANDO QUELLO CHE FACCIAMO NON BASTA MAI sabato 31 marzo 2012 dalle ore 16,30 alle ore 18,30.
L’iniziativa si propone di affrontare alcuni temi dell’universo femminile, in un contesto informale e guidato dove scambiare idee, esperienze emozioni, nell’ascolto e nel rispetto reciproco,al fine di consolidare una serena affermazione di sé in quanto donne e una gioiosa apertura al mondo.
Coordina i lavori: Dott.ssa Danila Giuranno
Presidente della Commissione Pari Opportunità: Dott.ssa Anita Marzano
Ufficio Stampa:
Maria Cristina Maritati
Tel: 0833 261865
lunedì 30 novembre 2009
GIORGIO DE CESARIO. “L’ESSERE CHE (NON) C'E'.”

Leggendo con gli occhi del cuore – non certo del critico, quale io non sono e che, spesso, cuore non ha - sono entrato in punta di piedi incontro alle opere di Giorgio De Cesario e ne ho ritrovata tutta quella forza antica di chi l’arte l’ama (come me) e la rispetta (come pochi).
Ho guardato più volte dentro ogni sua opera notando la cura (di certo interiore) che l’uomo poneva nel non essere altro che sé, l’interno del sé.
Tralasciando per il momento la descrizione formale che ne prevede (o indica) il come e il perché, De Cesario è consapevole che, per potere inventare ed essere diverso dagli artisti che ama, basta amarli (senza farli maestri o santi) e vedere con gli occhi propri gli stimoli, la forza che ogni autore amato ha trasferito nella sua vita, negli studi, nel lavoro e, soprattutto, nell’immaginazione.
Se ama i lunghi colli di Modigliani li fa propri, o le donne ferite di Klimt noi, che con gli occhi guardiamo, lo intuiamo e ne avvertiamo il sapore, l’odore, le linee, i colori. Così come per Mirò, Magritte, Mondrian e tanti altri ancora.
E, dunque, poiché in questo caso l’artista insegna ai giovani studenti, sa bene che l’arte va amata, fatta propria ma, assolutamente, non copiata.
Se aggiungiamo poi quel vivere quotidiano che la maggior parte di chi ha testa e cuore avverte, fatta di stupidari televisivi e di linguaggi d’arte, di musica e poesia quasi seppelliti, ecco che, il detto prima con quanto si vuole aggiungere adesso: che ognuno proceda poi con la propria cultura ed emozioni.
L’evidenza, per il mio cuore che guarda, è la visione dell’essere umano che Giorgio De Cesario ci indica: figure pallide, apparentemente eguali, prive di espressioni (mentre i colori fanno da sfondo/mondo) a rappresentare la solitudine dentro e fuori l’essere umano. Come dire: l’Essere e il nulla, ma di un essere che è sempre ‘fuori’ da un’altra parte, da altro di sé.
Così come scrive ed indica perfettamente Maria Cristina Maritati, che al fianco gli vive e gli è, (sembra la medesima cosa, ma, sapete bene che non lo è). Questa necessità “dell’uomo maschera”, infelice dell’essere identificato con l’’Uomo qualunque’, quando qualunque non è, ma che tanto vorrebbe ‘qualcuno’ e spende tutta la propria vita per andare altrove, per avere altro, per essere, non accontentandosi pressoché mai. E questo in parte sarebbe corretto per ogni essere umano nell’intento però di migliorarsi : “Fatti non foste per viver come bruti”, cosa che invece sembra il traguardo per molti aiutati dallo sciocchezzaio televisivo e dal disastro che specie il nostro paese vive anche e soprattutto a scuola, dove arte e musica la si studia (si fa per dire) solo alla media, unico paese al mondo, quello che indicano come civilizzato.
Quando si tratta di donna il ‘guasto’ che produce alla sua psiche è ancora maggiore.
Mi ricorda anche se non con precisione i versi di Jesus Lopez Pacheco (poeta spagnolo non più edito nel nostro paese) che descrive più o meno così il desiderio di essere altrove:
“…due treni fermi ad opposti binari, dai finestrini ciascuno guarda i volti di chi va in direzione contraria, non volendo andare nella propria…”
Tema ripreso per tutta la vita da Fernando Pessoa che in poesia fa una sorte di sintesi (dal mio punto di vista) rendendo più chiare tutta la filosofia e la psicologia d’ogni essere umano che si guarda, si vede, si cerca. Senza trovarsi.
E dunque appaiono anoressici ‘mentali’, corpi smussati, squadrati in posizioni e collocazioni assurde (surrealisti), o spezzati in cubi (Picasso, Carrà) ma, tutto con una scrittura assolutamente originale e coraggiosa dove, i volti in argilla escono come mostri (lo siamo) e non come extraterrestri come l’occhio che va di fretta può indicare.
L’isola che non c’è, l’opera che in qualche modo indica il distacco dell’uomo minuscolo dinnanzi all’universo, sebbene sembri di tutt’altro genere (e nello stile lo è), non fa che confermare la solitudine (in questo caso c’è un ‘numero primo’ che è seduto sulla luna) e il bisogno, necessità-dovere di volgere lo sguardo altrove e da lì ritrovarsi.
Molto più semplice nei secoli passati quando il rapporto con la natura non era fisicamente impossibile come lo è adesso.
Di Beppe Costa
venerdì 26 ottobre 2007
ARTE COME ESPRESSIONE PITTORICA, DECORATIVA, MATERICA E GRAFICA

A cura di: Maria Cristina Maritati
Mostra personale di: Giorgio De Cesario
Sede: La Casa degli Artisti via Lepanto, 1/9 - 73014 Gallipoli (Le) Italia tel. 0833/261865
Durata: Dal 10 novembre al 23 dicembre 2007
Apertura al pubblico: tutti i giorni dalle ore 16,00 alle 20,00; Ingresso libero e gratuito
Mostra personale di: Giorgio De Cesario
Sede: La Casa degli Artisti via Lepanto, 1/9 - 73014 Gallipoli (Le) Italia tel. 0833/261865
Durata: Dal 10 novembre al 23 dicembre 2007
Apertura al pubblico: tutti i giorni dalle ore 16,00 alle 20,00; Ingresso libero e gratuito
GIORGIO DE CESARIO
Architetto, pittore, scultore, grafico, nasce a Matino (Le) il giorno di Capodanno del 1956.Docente di progettazione presso l'Istituto Statale d'Arte di Grottaglie (TA).Da sabato 10 dicembre a domenica 23 dicembre 2007 presso La Casa degli Artisti di Gallipoli (Le) presenta 150 opere tra tele, sculture, vasi in ceramica,incisioni calcografiche e xilografiche. Inoltre sono di grande rilevanza alcune sculture lignee,create dall'assemblaggio di vecchi legni raccolti in riva al mare e dai quali De Cesario è riuscito a ricavare i volti e le espressioni dei suoi personaggi. Questa grande mostra, aperta anche alle scolaresche, evidenzia ancora una volta la versatilità dell'artista che si muove con pari padronanza da una disciplina
all'altra, come ha già dimostrato nelle tante mostre precedenti che hanno avuto luogo in Italia e all'estero.
Col nuovo millennio l'artista incrementa la sua popolarità tramite Internet, grazie al quale tutto
il mondo arriva a conoscere le sue opere come attestano i continui
apprezzamenti provenienti dai paesi più lontani.Attualmente Giorgio De Cesario
vive ed opera a Gallipoli nella sua casa-museo, Villa Maritati De Cesario, da lui sapientemente
ristrutturata ed ampliata. Si tratta di un grande e scenografico contenitore d`arte,
una costruzione ultramoderna, caratterizzata da un certo eclettismo di stili un pò orientaleggianti
e un pò mediterranei,comunque energicamente innovativa, che ben si confà con il paesaggio urbano circostante.
Oltre ad ospitare la Galleria Permanente dell' artista,la Casa-Museo, di circa 1.000 metri quadrati, è destinata ad ospitare mostre temporanee,presentazioni di libri, concerti e performance teatrali ed è inoltre attrezzata per accogliere, con la formula del b.& b. artisti e amanti dell'arte provenienti
da tutto il mondo.
ARTE COME ESPRESSIONE PITTORICA, DECORATIVA, MATERICA E GRAFICA
DI BIAGIO PRATICO'
DI BIAGIO PRATICO'
Ogni sua opera è caratterizzata, infatti, dall'amalgama di elementi decorativi e grafici con elementi sculturei rappresentati per lo più da volti in argilla di colore bianco, all'apparenza inespressivi, emaciati, corrosi dal tempo, che balzano dalla tela sovrapposti su colli lunghi e lineari con l'orecchio ingentilito da un orecchino che richiama la simbologia egiziana in cui quello destro riceve il soffio della vita e il sinistro quello della morte.
Sono per lo più volti e corpi di donna, colti nella loro eroticità e nella loro quotidianità, che incarnano l'attualità del nostro tempo, tasselli di una realtà vera e, nello stesso tempo, immaginaria che De Cesario vive e si costruisce con intesità da ben oltre quindici anni.(E' il duale che traspare da tutte le opere).
Epoca in cui, abbandonati Caravaggio e Giorgione (i due artisti che hanno inizialmente influenzato la sua pittura e di cui ancora si sente la presenza dell'utilizzo dei chiaro scuri)dà una svolta alla sua ricerca con l'impiego di tecniche nuove e diverse con un'opera "La Procreazione" in cui il personaggio è un bambino con il volto in rilievo,con una faccia amorfa, con il collo lungo in primo piano, che ha segnato l'abbandono dei volti e delle donne stilizzate. Un'opera nata spontaneamente, senza alcun progetto alla base.
De Cesario, quasi in trance, guidato da una mano esterna, incomincia il suo cammino, con questo personaggio dalla "faccia da morto" che va a "colpire" tutti i problemi fondamentali della nostra società.
Anche se i volti, i personaggi, a prima vista, non sono normali e sembrano non essere reali, osservandoli attentamente si scopre che ogni volto ha la sua espressione in funzione dello scopo per cui è nato e si ricollega con la realtà attraverso la ricerca dei colori che rimandano all'impressionismo e all'espressionismo per collegarsi al romanticismo,mentre il sistema di ricerca pittorico-decorativo e grafico richiama il dadaismo.
Ed anche se non emerge con chiarezza il legame con il cubismo la " donna dagli otto volti" fa preludere ad una estensione anche in questo campo.
Non una pittura, quindi, fine a se stessa, ma la pittura che ci trasmette un messaggio che viene da lontano. De Cesario, quando produce si apparta dal mondo per vivere nel suo mondo, in quel mondo che egli si è immaginato, dove attorno ad un tavolo banchettano molte persone, che vivono da tantissimo tempo e che non hanno una loro forza espressiva, che però viene data da lui. Praticamente de Cesario é il burattinaio che muove i fili della loro storia. Sta facendo vivere questi personaggi. E non soltanto.
Li fa vivere con ironia, non con tragicità.
IL SIMBOLISMO DEL SOGNO NELL'ARTE DI GIORGIO DE CESARIO
DI PAOLA BERARDI
DI PAOLA BERARDI
Si tratta della raffigurazione di una realtà celata dietro volti realizzati come raggelanti maschere in cui si concentra tutto il potere espressivo di una densa comunicazione spirituale. I volti in rilievo, densamente materici, contrastano e sublimano la forza del diffuso decorativismo lineare sottolineato drammaticamente e in maniera quasi ossessiva da figure serpentinate. È evidente il riferimento al simbolismo del sogno e alle inquietitudini surrealiste che De Cesario rivisita attraverso un linguaggio figurativo immediato che gli permette di registrare dolentemente una drammatica realtà sociale.
ufficio stampa:
contenitore d'arte e di ospitalità
www.lacasadegliartisti.it
www.giorgiodecesario.it
sabato 14 luglio 2007
LA CASA DEGLI ARTISTI contenitore d'arte e di ospitalità
La residenza di circa mille metri quadrati in centro e di fronte al mare è attrezzata per accogliere, con la formula del bed & breakfast, artisti da tutto il mondo, ma non solo artisti, che qui vorranno esporre le proprie opere, creare o trascorrere una piacevole vacanza.Gli amanti dell'arte potranno utilizzare un laboratorio e cimentarsi nella creazione di opere d'arte.
Gli artisti potranno esporre le loro opere nella galleria personale dell'artista Giorgio De Cesario.
La Casa degli Artisti dispone di 4 camere e due suites, tutte con servizi e ciascuna dedicata a
grandi artisti del passato quali Mondrian, Van Gogh, Leonardo,D'Annunzio,Canova, Bach.
Le suites godono di una bella vista sul mare di Gallipoli e tutti gli ospiti possono usufruire di
un accogliente terrazzo dove fare colazione, chiacchierare, leggere, fare un
idromassaggio nella minipiscina Jacuzzi, dipingere, comporre, creare oppure, per esempio,
assistere ai fuochi pirotecnici di Santa Cristina, uno degli appuntamenti più importanti
dell'Estate Gallipolina.
Gallipoli, infatti, è ormai famosa in tutto il mondo non solo per
la sua spettacolare posizione sulla Costa Ionica, ma anche per la sua storia, le sue tradizioni,
la sua intensa vita culturale e la sua gastronomia. Situata a Km.40 da Lecce, a Km.40 da Otranto e a Km.40 da Santa Maria di Leuca, questa ridente cittadina può essere un ottimo punto di
partenza per escursioni in tutto il Salento.
Per informazioni:
tel. 0833/261865 333/2720348
http://www.lacasadegliartisti.it
info@lacasadegliartisti.it
venerdì 13 luglio 2007
PEACE AND LOVE - INCONTRI MEDITERRANEI

Titolo dell'evento: "PEACE AND LOVE - INCONTRI MEDITERRANEI"
A cura: proff. Eugenio Giustizieri, Maria Cristina Maritati, Massimo De Luca.
Mostre personali di: Giorgio De Cesario, Domenico Pinto
sede: La Casa degli Artisti via Lepanto, 1/9 - 73014 Gallipoli (Le) Italia tel. 0833/261865
Inaugurazione: Domenica 22 Luglio ore 21,00
Durata: dal 22/07/2007 al 29/07/2007
Apertura al pubblico: tutti i giorni dalle ore 18,30 alle 22,00; Ingresso Libero
COMUNICATO STAMPA "PEACE AND LOVE - INCONTRI MEDITERRANEI"
Altre luci, oltre alle luminarie di Santa Cristina, brilleranno nel panorama artistico-culturale di Gallipoli.
Sono quelle de "La Casa degli Artisti" che, nella settimana dal 22 al 29 luglio, ha organizzato nelle proprie aree espositive il grande evento di Mezza Estate "PEACE AND LOVE - INCONTRI MEDITERRANEI". Il primo appuntamento della manifestazione è domenica 22 luglio alle ore 21. Durante la serata saranno inaugurate due mostre di grande rilevanza nazionale: "La Corte di Federico II di Svevia" dell'artista-ceramista grottagliese Domenico Pinto, esperto di
tradizioni pugliesi e studioso del periodo federiciano, e "Il Volo Negato", comprendente le ultime opere pittorichee scultoree dell'artista Giorgio De Cesario, reduce da significative esperienze alla 52esima Biennale di Venezia nel Progetto Collaterale 13x17 Padiglioneitalia.it, presentato da Philippe Daverio, e all'VIII Edizione di Creativa,a cura dell'Associazione "Oltre i Limiti", di Rignano sull'Arno (FI).
Le ceramiche che Pinto presenterà sono il risultato di una sua approfondita ricerca storica sugli usi e i costumi nella corte di Federico II di Svevia, non a caso definito "stupor mundi". La Prof.ssa Cristina Pagliarini, che introduce l'opera dell'artista, afferma tra l'altro:"...in questo suo discorso innovativo, Domenico Pinto è partito dalle tradizionali "pupe" grottagliesi, bottiglie dalla figura femminile nelle quali si conservava il rosolio, e le ha trasformate in personaggi federiciani modellando sapientemente la terracotta, curando i dettagli, giocando
con il simbolismo;...ed ecco rivivere il fedele funzionario Pier delle Vigne, i suoi guerrieri e soprattutto le sue donne: la madre Costanza d'Altavilla, la prima moglie Costanza d'Aragona e poi ancora Iolanda di Brienne e Bianca Lancia con cui Federico ebbe una storia...".
Giorgio De Cesario,artista poliedrico, oriundo matinese trapiantato a Gallipoli, è l'ideatore de "La Casa degli Artisti", sua casa-museo e galleria permanente, dove nello stesso tempo ospita gratuitamente espressioni artistiche di vario genere e disciplina per fare emergere nuovi messaggi culturali. In questa occasione egli presenta le sue ultime opere, che, se paragonate con le precedenti, si distinguono forse per una maggiore essenzialità del segno,
anche se i volti in rilievo e in argilla continuano ad essere il leit-motiv che accomuna le vecchie esperienze e le nuove.Il critico Eugenio Giustizieri, che presenta la mostra di De Cesario,commenta:" La sua è epopea avvincente che, nonostante tutto, trasuda voglia di vivere, rimpiange tutto ciò che c'è da rimpiangere, senza evitare di affondare
la lama negli errori e nelle ingenuità dei nostri anni. Troppo frettolosamente messi in archivio. Intensità, vicinanza, dolore, solitudine e compostezza rappresentano le coordinate di una umanità che esiste, e crede, e spera, e si arrende. Senza far rumore, col grido che resta sospeso in gola".
E comunque, oltre a Pinto e De Cesario, anche il Salento con la sua poliedricità culturale, vuole essere un grande interprete di tutta la manifestazione. La serata del 24 luglio infatti sarà dedicata alla pizzica con l'esibizione del gruppo Artena sul terrazzo panoramico, il 28 luglio ci saranno i balletti della Scuola diBallo Be Boop ed infine il 29 luglio la manifestazione si concluderà con una sfilata di moda a cura dello stilista salentino Misalè. La degustazione di prodotti tipici locali farà da sfondo a tutti questi appuntamenti.
GIORGIO DE CESARIO : IL VOLO NEGATO
Quando si ha il coraggio di esplorare la propria vita, allora si può guardare anche a quella degli altri e soffermarsi, con uguale, dolorosa naturalezza sulle ferite aperte, sulle piaghe che mai potranno rimarginarsi e su bocche spalancate che annunciano nascite e morti.
E’ questa straordinaria sincerità morale a rendere emozionante ed incredibile la produzione artistica di Giorgio De Cesario. E’ una storia a ritroso, dipinta e scolpita dall’oggi allo ieri, scavando oltre le radici insospettate dell’infelicità del presente. Alla fine, nulla resta della storia dei volti e delle maschere, a parte la memoria di una sconfitta necessaria. Su questa sconfitta si apre la ricerca dell’artista. Con crudele semplicità la composizione ne elenca i termini mediante le applicazioni e manipolazioni di oggetti tratti dal passato.
Già, il passato. Il pensiero può permettersi di andare a ritroso, di scavare nei gesti, negli sguardi di un volo negato, nelle parole di un giorno, di un anno, di una vita precedente. Non è un banale flashback, quello scelto dall’artista. Sono frammenti selezionati in ordine inverso, dal più vicino al più lontano, per scoprire come tutto è iniziato e poi concluso. L’emozione più forte è vedere, in entrambi i casi, la teoria alla prova dei fatti, l’intuizione che diventa linguaggio, la sperimentazione che crea un nuovo mondo di immagini, in grado di essere
captate da ciascuno.
De Cesario coglie il mondo alla sprovvista, usa il frammento per scardinare una realtà ancora più vera di quella che appare nel quotidiano. Così continuamente si ricrea la funzione metaforica del linguaggio, figure di uomini vuoti, impagliati che hanno commesso l’errore di credere che il progresso proceda in linea retta. Ma hanno preteso
troppo, hanno voluto mordere un boccone troppo grande per le loro bocche. Così, da un’esistenza in technicolor, dalla conoscenza attraverso gli eccessi, dalla libertà radicale, sono passati di colpo alla sconfitta.
E’ una sconfitta che l’artista racconta con impeto ed energia, ma anche con una meravigliosa serenità, quasi infantile, e una profonda sensibilità psicologica, concretizzando l’impressionante capacità di restituire il clima della nostra epoca e i sussulti del cuore di personaggi ricchi di sfumature, di slanci, di cammini intrapresi e mai
interrotti.
La sua è epopea avvincente che, nonostante tutto, trasuda voglia di vivere, rimpiange tutto ciò che c’è da rimpiangere, senza evitare di affondare la lama negli errori e nelle ingenuità dei nostri anni.
Troppo frettolosamente messi in archivio. Intensità, vicinanza, dolore, solitudine e compostezza rappresentano le coordinate di una umanità che esiste, e crede, e spera, e si arrende. Senza far rumore, col grido che resta sospeso in gola.
De Cesario centra il bersaglio del silenzio e, all’astuzia dei potenti, degli accademici, delle ideologie, contrappone l’attesa della rivelazione del reale, la sua infermità, la sua complicità con gli uomini semplici, la sua attenzione all’ignoto, dentro e fuori di sé. Tutto è pervaso da uno spirito misterioso e visionario; un impalpabile filo rosso aggrega i cieli evocati di un qui e di un altrove sconvolti e, con insolita semplicità, lancia il suo messaggio all’osservatore senza eccedere in retorica, in una sorta di gioco illusionistico che non può che lasciare sgomenti.
E’ la storia che lacera l’uomo in fantasmi e lascia affiorare le debolezze di un’emozione irripetibile e, a tratti, selvaggia. E’ il silenzio di voci smorzate che lascia affiorare la debolezza umana, la sua vulnerabilità, la sua sofferta fantasia, fino ai presagi di morte. Il destino di chi è santo e dannato, angelo e demone.
EUGENIO GIUSTIZIERI
DOMENICO PINTO : LA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA
Domenico Pinto opera nel suo studio d'arte, nel cuore dell'antico quartiere delle ceramiche di Grottaglie e ben rappresenta la tradizione ceramica grottagliese ma da diversi anni, ormai, con instancabile fervore, è uscitodalla quotidianità per reinterpretare con spirito nuovo la tradizione locale.
La produzione di oggetti di uso comune, modellati con maestria e sapienza, carica di simboli, si caratterizzaper la rigorosa ricerca formale e per la suggestione dei contenuti.
Le sue terracotte, smaltate e decorate o ingobbiate e bianchettate, ci permettono di leggere qualcosa di molto profondo e ci trasportano in una dimensione spirituale.
A dimostrazione, invece, della rivisitazione operata da Domenico Pinto della tradizione ceramica grottagliese ci sono le opere in mostra presso La Casa degli Artisti in Gallipoli dal 22 al 29 luglio prossimo sotto il titolo"La Corte di Federico II di Svevia".
Dopo anni di ricerca e di studio, stimolati dall'incontro con lo scultore abruzzese Francesco Marino Da Piano incontrato a Parigi e proprietario di una nutrita collezione di libri sul tanto discusso imperatore re di Napoli, di Sicilia e di Germania, Pinto dà vita a una serie di figure del filone federiciano rappresentate in tutta la loro regalità e il loro splendore.
C'è il fedele funzionario Pier delle Vigne, ci sono i guerrieri e i personaggi riconducibili alla sfera politica del sovrano, ma ci sono soprattutto le sue donne: la madre Costanza d'Altavilla, la prima moglie Costanza d'Aragona,Iolanda di Brienne e Bianca Lancia con cui ebbe una storia.
In questo suo discorso innovativo, Domenico Pinto è partito dalle tradizionali "pupe" grottagliesi, bottiglie dalla figura femminile nelle quali si conservava il rosolio e le ha trasformate in personaggi federiciani modellando sapientemente la terracotta, curando i dettagli, giocando con il simbolismo; anche le capigliature, il disegno delle stoffe e la ricostruzione dei gioielli sono frutto di uno studio che va avanti da sette anni.
Per questa collezione federiciana, la quinta in ordine di tempo, l'artista ha modificato in parte il procedimento di lavorazione puntando molto sui colori; le vernici alcaline adoperate, infatti, conferiscono alle figure unagrande lucentezza e poi la tecnica cosiddetta del terzo fuoco che punta sull'applicazione dell'oro zecchino cotto a 700°, tra l'altro adoperato con discrezione e solo nelle zone giuste, si rivela quanto mai efficace e dà grande risalto ai particolari.
La ricerca avviata dall'artista non si esaurisce qui; il sogno di Domenico Pinto di far affermare la cultura pugliese, dando alla ceramica un senso, una storia e una identità, è quello di arrivare a produrre l'oggettistica medievale riferita al mondo dell'imperatore Federico II; in questo modo si porterà avanti anche il discorso, già avviato, del recupero della memoria storica se si considera, tra l'altro, che il luogo dove oggi sorgono le 41 botteghe d'arte grottagliesi - chiamato Quartiere Giudecca - è la zona dove proprio Federico II, con un editto del 1213, fece sistemare gli Ebrei che qui conciavano le pelli e soprattutto lavoravano la ceramica.
CRISTINA PAGLIARINI
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LA CASA DEGLI ARTISTI
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